HAUTE COUTURE - DAY 1

Parlare di haute couture è come parlare di un'opera d'arte: può piacere, come può non piacere, può farti emozionare...


Parlare di haute couture è come parlare di un'opera d'arte: può piacere, come può non piacere, può farti emozionare o arricciare il naso, può farti vivere una meravigliosa fantasia oppure rimanere annoiato con i piedi ben saldi a terra ma è assolutamente innegabile la sua unicità, la sua appartenenza ad un "livello superiore" rispetto a tutto ciò che hai visto fin ora. I capi presentati durante questi giorni infatti, non hanno niente a che vedere con quelli che vediamo aggraziare le passerelle durante le sfilate di prêt-à-porter e questo non è dato dal banale (ma pur sempre presente) fatto che al mondo sono pochissime le donne che effettivamente possono vantarsi di possederne uno, ma piuttosto dalla loro unicità, dai loro tessuti preziosi, dalla loro lavorazione impeccabile e minuziosa e soprattutto dalla sempre presente sensazione che mentre li guardi sfilare sulla passerella stai avendo la possibilità di sbirciare nella mente e nella fantasia di quel demiurgo della moda che è lo stilista. Ogni collezione presentata è un mondo a sé stante, che non ha altro scopo che dare libero sfogo alla creatività e alla voglia di sperimentare dello stilista il quale è tenuto a mantenere fede ad un unico obbiettivo: l'eccellenza. Anche se sono in molti quelli che ritengono che l'haute couture sia superata, che i capi presentati durante le sfilate di prêt-à-porter abbiano ormai raggiunto un livello di eccellenza pari a quella dell'alta moda, questo appuntamento con la creatività folle e meravigliosa dei stilisti/artisti continua imperterrito regalandoci ogni volta delle piccole grani opere d'arte.
A presentare le loro visioni in questa prima giornata di haute couture sono stati Donatella Versace per Atelier Versace, Raf Simons per Christian Dior, Marco Zanini per Schiaparelli Giambattista Valli e Alexis Mabille.



Atelier Versace


La sfilata che Donatella Versace ha presentato ieri sera, è infatti stata la sfilata "inaugurale" della settimana di alta moda, aveva qualcosa che raramente ci è dato vedere nelle collezioni presentate da questa donna: la fragilità. Con i suoi fluidi drappeggi presenti in (quasi) tutti i capi della collezione la stilista ci ha voluto mostrare un nuovo aspetto della sua estetica e di quella della casa di moda che generalmente è collegata ad abiti rigidi, aderenti, che nulla hanno a che vedere con la delicatezza del drappeggio. Eppure in questa collezione Donatella Versace è riuscita a combinare magnificamente tutti questi elementi forse anche grazie all'ispirazione tratta da Grace Jones, cantante e modella giamaicana, dai suoi "power dresses" e da quell'iconica creazione di Azzedine Alaïa che la raffigurava in un semplice abito rosa scuro con cappuccio in jersey che spesso ritorna in questa collezione. Presentando un mix improbabile quanto mai riuscito, Versace ha dato un ottimo inizio ad una settimana che tutto si prospetta  fuorché banale.

Schiaparelli


Marco Zanini, stilista italiano che dal 2009 è direttore creativo di Rochas, ha ricevuto in dono una non tanto semplice da gestire eredità quando gli è stato chiesto di assumere il compito di "resuscitare" il brand, ormai dimenticato, della grande stilista Elsa Schiaparelli. Dono ed eredità che lui ha sfruttato al massimo con questa prima collezione di haute couture (non contando la collezione/omaggio presentata lo scorso luglio dallo stilista Christian Lacroix) riuscendo a scavare più in profondità del tradizionale rosa shocking e dei dettagli fantasiosi per catturare quella che lui definisce la vera essenza di Schiaparelli, ovvero la sua eccentrica unicità. Ognuno dei diciannove abiti che hanno sfilato sulla passerella infatti ha una storia tutta sua, vive di vita propria rimanendo però in un certo senso legato agli altri da una sorta di filo, invisibile quanto mai  presente, che li riconduce tutti alla moderna interpretazione di un giovane stilista di una delle "grandi" della moda del nostro secolo.  

Christian Dior


Da quando è arrivato alla maison nel luglio del 2012 con la sua prima collezione di haute couture, Raf Simons si è prefissato l'obbiettivo di dare nuova vita all'alta moda rivoluzionandone le basi e modernizzandola. Da quella prima sfilata questo è quello che lo stilista belga ha fatto ogni volta che ha presentato alla settimana di haute couture lasciandoci sempre stupiti dal suo modo innovativo e anticonvenzionale di concepire l'alta moda e questa collezione non è da meno. La leggerezza dei capi e il loro instancabile movimento, suggeriti allo spettatore grazie ad un sapiente gioco di intagli e sovrapposizioni, fanno di questa collezione qualcosa di estraneo alle leggi dell'alta moda e alle silhouette che siamo stati abituati ad aspettarci. A detta di Simons questa collezione è stata per lui un tentativo di immaginare che cosa Christian Dior, che amava donare alle sue creazioni movimento, avrebbe potuto creare in un'epoca come la nostra che ha fatto del movimento la sua caratteristica principale e a mio parere direi che ha fatto centro.

Giambattista Valli


Giambattista Valli è un esteta. I suoi abiti rientrano in tutto quello che da sempre è percepito come haute couture, in un certo senso sono anche scontati ma nonostante questo non smettono mai di suscitare esclamazioni di stupore ogni volta che una modella avanza sicura sulla passerella. Questo avviene perchè le sue creazioni sono semplicemente e inaspettatamente belle, perchè sembrano uscite dal guardaroba di una vera principessa con la corona e tutto il resto, perchè ci accompagnano in un mondo fiabesco dove ogni tanto, che noi lo ammettiamo oppure no, vogliamo tornare a rifugiarci. Riprendendo ancora una volta i suoi tanto amati motivi floreali, Valli crea silhouette dal gusto vintage e insieme giovanile impeccabilmente arricchite di decorazioni che contribuiscono a dare ai capi quell'aspetto prezioso che li contraddistingue e che tanto ce li fa amare.

Alexis Mabille


Qualcosa a metà tra una dea greca e una ninfa del bosco, ecco come si potrebbe descrivere la donna che ha presentato il trentaseienne couturier Alexis Mabille nella sua collezione. Ritornando alla sua passione per tutto ciò che è etereo e irraggiungibile, Mabille ci presenta una collezione che, nonostante l'uso di tessuti leggeri e silhouette ariose, non riesce a raggiungere fino in fono il suo intento come un bruco che non riesce a diventare una farfalla. È forse anche la massiccia presenza di quest'ultime che contribuisce ad appesantire il tutto non permettendo alla fantasia dello stilista di "prendere il volo" e di esprimersi appieno. Un capolavoro mancato che comunque presenta moltissimi spunti per un futuro miglioramento.





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